2018
Aimen Hammou

Il codice vitruviano

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Oggi viviamo in un mondo dove non conta più quello che sei o come ti comporti.

Conta come ti vesti, quanto costa l’abbigliamento che indossi e se hai un comportamento conforme allo schema dello snobbish. Il mutare di questo schema sociale muta anche il mercato.

Vediamo brand che propongono prezzi assurdi per oggetti che puoi quotidianamente trovate a un decimo del prezzo. Questo per soddisfare quell’insicurezza in sé stessi: insicurezza che dapprima ha colpito i giovani,per poi successivamente andare incontro al mondo adulto, dove esiste il bisogno di sentirsi potenti possedendo un qualsiasi oggetto ( anche se ciarpame inutile ) che costi quanto basta per sentirsi bene.

Siamo ormai diventati zombie: incapaci di intendere e di volere, comandati a bacchetta dal mercato mondiale che ci subordina in modo oppressivo, quasi obbligandoci a comprare quegli oggetti che noi stessi pensiamo di realmente volere, senza sapere che, centesimo dopo centesimo, euro dopo euro, stiamo sempre di più diventando marionette dei potenti.

Sono proprio loro che ci inducono a comprare tramite strategie psicologiche e pubblicità aggressive, mirate a quella debolezza umana che riusciamo solo a parzialmente controllare, pur avendo consciamente realizzato che soffriamo di codesta fragilità, diventando pian piano una dipendenza.

Ma la nostra più grande debolezza sta nel non saper rinunciare.

Il modo più sicuro per avere successo è sempre quello di provarci una volta, e una volta ancora.

Non sono i nostri nemici a doverci spaventare: ma i nostri punti deboli.

Per questo abbiamo bisogno di trasformare questa fragilità in un fulcro di forza che ci spinga ad aprire gli occhi sulla verità che ci circonda, cercando una soluzione comunitaria al problema “consumismo”.

Dopo un’analisi economico-politica si arriva alla conclusione che l’indebolimento di questo mercato causerebbe una decrescita significativa della società moderna.

Ci sentiamo oppressi da questo sistema:  anche se provassimo ad uscirne finiremo risucchiati in questo buco nero di cianfrusaglie.

Ma come realmente riescono a controllarci così bene?

In primo luogo tramite la pubblicità aggressiva: questa mira a farti credere che il prodotto che si possiede non è adatto alle proprie esigenze. Un esempio è la pubblicità di uno degli ultimi modelli di smartphone in commercio (Samsung S9): si vede quell’esaltazione commerciale che vuole indurti a pensare che il proprio telefono  sia ormai vecchio ed obsoleto, anche se l’hai acquistato da meno di un anno.

Ti intossica con l’idea che la roba nuova è obbligatoriamente da comprare se si vuole colmare la propria  insicurezza personale: è questo che mantiene in vita questo mercato ingannevole.

In secondo luogo la TV, uno dei più grandi protagonisti del consumismo nazionale e mondiale, se non il dirottatore mentale per eccellenza, porta ogni persona a comprare oggetti che non vogliamo realmente, ma che acquistiamo solo per soddisfare un bisogno di accettazione sociale.

Non c’è scampo da questo modello economico: e d’altro canto siamo nati in un’era di evoluzione scientifica, sociale e tecnologica in cui la diffusione di notizie è più efficace che mai.

Ognuno di noi finisce per essere influenzato questo avanzamento tecnico.

Ognuno di noi finisce per essere imprigionato in un uomo vitruviano, vestito però di codice a barre.