2019
Bryan Imaralu

Un apparente confronto

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“Più bella è l’apparenza e peggiore l’inganno”
Apparenza e inganno, due parole apparentemente distanti, che però hanno un legame. Molte persone citano detti come “l’apparenza inganna” e “l’abito non fa il monaco”, molte altre, invece, sono dell’idea che l’unica cosa a non ingannare è proprio l’apparenza, come dice un aforisma di Oscar Wilde: “solo le persone superficiali non giudicano dalle apparenze”. In effetti queste affermazioni possono essere corrette in egual modo; l’apparenza intesa come lato esteriore, fisico, è un fattore fondamentale nel mondo in cui viviamo, non solo in questo periodo storico, ma da sempre l’aspetto esteriore gioca un ruolo molto importante. In una società come la nostra dove il mondo dello spettacolo, della televisione e le pubblicità puntano molto sulla componente visiva, e sul giudizio immediato, è molto importante capire che come appariamo ha quasi lo stesso valore di quello che siamo. Il mondo ci giudica per quello che sembriamo e tutti ne siamo a conoscenza, come siamo a conoscenza del fatto che l’essere umano non è in grado di andare oltre le apparenze, o meglio, non lo fa perché sa per esperienza che spesso le prime impressioni non ingannano. Certo a volte può non essere così, ma di cos’ altro possiamo fidarci se sappiamo che l’unico accesso che ci è consentito al mondo sociale è l’apparire? Tutti giudichiamo una persona per come si veste, parla, o reagisce agli stimoli esterni, è una cosa innata che nessuno può controllare, è il nostro modo di confrontarci con gli altri. I detti citati poco fa tentano quasi di sminuire il ruolo che ha la prima impressione, come se questo fattore non fosse degno di attenzione, come se nascondesse ciò che una cosa, una situazione o una persona realmente è. L’errore che commette questa filosofia “popolare” è quello di credere che per capire o poter giudicare una qualsiasi cosa o persona bisogni ignorare la sua l’esteriorità, quando in realtà basta poco altro per farlo. D’altronde le apparenze sono le basi di quello che sappiamo degli altri, e che gli altri sanno di noi, sono il nostro modo di esprimerci, di porci, di comportarci, e perfino di pensare.
L’aspetto esteriore di una persona è visto come un qualcosa che va a mascherare la realtà, quando spesso non è così, o addirittura come un’ossessione della società contemporanea. Spesso si ha più paura di essere giudicati che del giudizio in sé, che sia esso positivo o negativo, si ha paura, ma è un bene suscitare un’opinione, se non lo facessimo saremmo solo persone vuote, senza un minimo di personalità, dei veri e propri automi incapaci di esprimere emozioni e idee.
Noi, come individui, siamo esattamente ciò che decidiamo di mostrare agli altri, quindi è inutile affidarsi alla speranza di non ricevere un giudizio sul nostro lato esteriore o sul nostro atteggiamento; piuttosto, dovremmo metterci in gioco per diventare sempre più sicuri di noi stessi. In fondo il nostro lato esteriore è lo specchio di ciò che siamo, forse uno specchio appannato, con immagini poco chiare, ma pur sempre uno specchio; quindi, spetta a noi, apparire brave persone ed essere anche meglio
Si dice che si giudichi dalle apparenze perché più facile, rispetto a farlo solo dopo una conoscenza più profonda che richiede più tempo e impegno, e questo è certamente vero, però non dimentichiamoci che una cosa non esclude l’altra, infatti una prima impressione è proprio quella cosa che ci permette di dare un giudizio personale e definitivo migliore.
Il modo più vantaggioso per conoscere una persona è quello della comunicazione e dell’ascolto reciproco, degli strumenti che ci aiutano a comprendere meglio quello che una persona fa e pensa.
L’immagine ritrae due volti di profilo posti uno di fronte all’altro a simulare un confronto. I due volti sono esattamente identici se non per la parte più interna, di colore diverso, a indicare le diverse personalità. Il cerchio colorato con due colori diversi, collocato al centro, indica una comunicazione, uno scambio di idee tra i due individui con lo scopo di arrivare poi a un giudizio, nonostante l’apparente somiglianza.