2019
Nabil Chafiki

Solitudine di due rondini

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La solitudine appartiene alla sfera dei sentimenti più frequenti e intimi dell’uomo, infatti gli uomini e le donne ogni giorno si ritrovano a vivere momenti di solitudine e smarrimento che rendono le loro giornate meno produttive e i loro pensieri costantemente altrove in cerca di distrazioni per poter uscire da questo stato così cupo e negativo.
Una condizione trasversale dello stato d’animo che riguarda tutte le personalità e ogni condizione sociale, ogni età. Uno dei fattori che portano alla solitudine è l’insicurezza nel relazionarsi con gli altri, la paura di non essere accettati o di non piacere agli altri che se non si interviene può sfociare in depressione. E’ come se il soggetto affetto dalla solitudine avesse bisogno di altro.
In verità la persona ha bisogno di comunicare ma in termini diversi che può offrire una semplice compagnia. Ha bisogno di liberare la propria solitudine condividendola con qualcuno che oltre a stargli vicino sia disposto ad ascoltarlo a condividere i suoi stati d’animo.
Quindi apparentemente sembrerebbe che c’è bisogno di comunicare in amicizia con qualcuno che sappia ascoltare, che sappia condividere in un rapporto di sincerità la propria solitudine: la mia opera raffigura due rondini che volano insieme in uno spazio di solitudine dove l’unico elemento ad illuminare i loro percorsi sono delle semplici linee distorte che rappresentano le esperienze di ognuna dei due volatili e di come il destino le abbia fatte incontrare per camminare assieme.
Ultimamente mi capita spesso di sentirmi solo contro il mondo, anche se a fianco ho delle persone pronte ad aiutarmi e sostenermi, ritengo però che concedersi dello spazio da persone “solitarie” sia necessario affinché si possa comprendere gli obiettivi che ci si vuole porre nella vita.
E’ innegabile che sin dalla notte dei tempi l’uomo ha sempre dovuto affrontare la solitudine, è una compagna costante che non ha mancato di affascinare e interessare anche pittori, scrittori e poeti. Anzi, spesso gli artisti sono vittime essi stessi della solitudine.
Ciascuno di essi ha affrontato la solitudine a modo suo, declinandola nei suoi innumerevoli aspetti. Francesco Petrarca in “La vita solitaria” cercava di mettere su una bilancia i pro e i contro della solitudine e giunge a un concetto importante: chi non ha provato la solitudine, non può neanche gustarne i vantaggi. Differente fu la visione di Pirandello che in “Uno, nessuno, centomila” ci spiega che la vera solitudine non è in noi stessi, bensì in un luogo dove siamo noi gli estranei. La solitudine è presente in ogni luogo, luogo in cui gli estranei siamo sempre noi.
La solitudine ormai abbraccia tutti. Credo che il contesto sociale e le innovazioni tecnologiche abbiano incrementato e influenzato questo fenomeno. I ragazzi di oggi si riducono a stare molte ore in casa da soli guardando la TV, giocando ai videogiochi e navigando in internet. L’oggetto con cui per più numerose ore al giorno si ritrovano a contatto è uno schermo. Io mi potrei definire un ambasciatore della tecnologia con cui ogni giorno sono a contatto sia in ambito scolastico che al di fuori , ma in questo senso sono in grado di dichiarare che ci danneggia, che danneggia i nostri rapporti sociali. Si è sempre meno avvezzi a comunicare e ad esprimerci, soprattutto riguardo i nostri problemi personali e così ci si sente nel baratro. Incatenati al nostro luogo solitario.
La libertà e il senso di essere apprezzati e amati da qualcuno sono gli unici fattori che ci permettono di fuggire da una solitudine fatale: le due rondini infatti sono le uniche rappresentazioni di questi ultimi due sentimenti all’interno dell’opera, esse infatti potranno volare lontano, sfuggendo dalle morse letali delle solitudine che le avrebbe trascinate dentro un oblio di depressione, concludendosi con la fatal quiete di cui Ugo Foscolo parlava spesso.
Si rincorre qualcosa che non esiste, una felicità apparente, un mondo destinato a morire dove ci illudiamo che la felicità sia costituita da beni materiali che spesso crediamo ci rendano liberi quando in realtà se ci fermiamo comprendiamo una triste realtà:
si tratta fondamentalmente della paura di affrontare se stessi, si tratta fondamentalmente della paura di essere soli. Le persone che ci stanno intorno sono le uniche che potrebbero darci una felicità temporanea, destinata a svanire ugualmente facendo rimanere solamente i ricordi. Si raggiunge un’età della propria vita in cui è necessario prendere delle decisioni e comprendere cosa sia giusto e cosa sia sbagliato, facendo un qualcosa che ci renderà vivi nel tempo e non limitandosi a vivere in un sentimento di egoismo facendo cadere il nostro corpo nella tomba del recesso, facendo svanire il nostro ricordo nel nulla.
La solitudine ci aiuta a comprendere noi stessi, e affrontare il lato più nascosto facendoci rendere conto di quanto siamo forti ma, allo stesso tempo, timorosi di noi stessi e sarà solo questo sentimento così cupo e incompreso, a farci ritrovare o perdere noi stessi.