2019
Loris Pesarin

Pensati libero

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Secondo il filosofo greco Eraclito, la legge segreta del mondo risiede nel rapporto di interdipendenza di due concetti opposti, che sono in continua lotta tra di loro ma, allo stesso tempo, non possono fare a meno l’uno dell’altro, poiché secondo il suo pensiero, un concetto non può sussistere senza il suo contrario.
Ad esempio, non si può sapere cos’è la morte, senza conoscere la vita.
Allo stesso modo non si può analizzare il concetto di schiavitù senza prima definire cos’è la libertà.
Pertanto, se la libertà è, secondo la definizione di Treccani: “la facoltà di pensare, di operare, di scegliere il proprio talento il modo autonomo”, per antitesi, la schiavitù è l’assoggettamento involontario, totale o parziale, di un individuo ad un altro.
Tale condizione è caratterizzata ad esempio, dall’obbligo a svolgere un compito, a prestare un servizio, fino ad arrivare alla riduzione di un essere umano a proprietà esclusiva di un altro.

La servitù, al giorno d’oggi, sembra appartenere ad un passato lontano. Eppure, ufficialmente, è stata abolita soltanto nella seconda metà del 1800, senza considerare, le azioni perpetrate durante la Seconda Guerra Mondiale, nei centri di concentramento, della Germania nazista di Hitler.

Qui può giungere spontaneo domandarsi come nasce questa condizione, per cui un essere umano, si sente in diritto di sottomettere altri membri della sua stessa specie.
A mio parere, la servitù nasce come conseguenza a società sempre più grandi e difficili da governare, e quale modo può risultare più efficace, se non assoggettare, chi più e chi meno, al proprio volere?

Tanti filosofi, scrittori, musicisti, registi, politici, artisti, si sono cimentati nell’affrontare la suddetta questione, arrivando perfino all’abolizione ufficiale di essa.
Ma siamo veramente liberi?

Non credo, bensì, ci ritroviamo incatenati dai diktat di chi ci gestisce e ci guiderà in tutta la nostra esistenza.
In poche parole, citando il famoso drammaturgo e poeta inglese William Shakespeare: “Io considero il mondo per quello che è: un palcoscenico dove ciascuno deve recitare la sua parte”.

Citando nuovamente William Shakespeare: “È una bella prigione il mondo”.
Una prigione che ci siamo creati, forse, per tenere a freno i nostri malefici istinti, assoggettando noi stessi a stati e governi capaci di imprigionare queste nostre pulsioni.
Ma quale stato e quale governo?
Molte menti, hanno prodotto un’infinità di riflessioni, studi, articoli, libri in cui si discuteva la migliore organizzazione di istituzioni statali e governative, spinti magari dall’insoddisfazione prodotta dai modelli attualmente in auge.
A pochissimi però viene in mente che in fondo si potrebbe anche vivere senza stato e senza governo. Anche se questa idea è stata dimostrata essere, da tutte le forme di governo e stato, un fallimento. E se invece non fosse così? Se questa idea di un’umanità barbarica e violenta fosse soltanto una visione culturale indotta nelle nostre menti e trasmessa nel corso dei millenni da generazione in generazione?

Questo non ci è dato saperlo, certo è vero però che al giorno d’oggi, esistono esempi di società apolitiche proprio davanti ai nostri occhi: nelle steppe dell’Asia, nel deserto del Sahara, nella foresta Amazzonica.
A noi però resta una società troppo radicata nella nostra cultura, che farà di tutto per ostacolare un’evoluzione o un’involuzione verso qualsiasi forma di anarchia.
Il pensiero è però un’arma potente, capace di trasformare cose e persone.
Pensati libero, e vedrai cosa succede!

Spiegazione della mia opera:
Nella mia opera ho innanzitutto deciso, di adottare uno stile tipico dell’epoca impressionista, ispirandomi in particolare, allo stile di due dei miei pittori preferiti, Claude Monet e Vincent Van Gogh.
Dopodiché ho voluto rappresentare il concetto soprascritto, raffigurando un soggetto, fermo poco prima dell’entrata di una delle due porte, entrambe portano ad una strada diversa, una caratterizzata da colori più vivaci e una da colori più cupi, l’uomo vorrebbe avere la libertà di prendere una decisione, ma la scelta è solo apparente, poiché in realtà c’è un cartello che limita la sua scelta ad un’unica direzione possibile.