2018
Simone Compri

Libera identità

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La musica è uno degli strumenti di comunicazione più potenti e, come le impronte digitali, serve per comprendere l’identità di una persona.
Ho scelto di fare un progetto sulla musica perchè, fra tutti i miei interessi, è uno di quelli che mi rappresenta di più.
Infatti, per me la musica è una cosa indispensabile, perchè crea un sottofondo ad ogni azione che compio, dando un ritmo alla mia vita.
Come io mi considero una persona aperta a tutto e pronta ad adattarsi, anche la musica che ascolto spazia su tutti i generi musicali.
Questa somiglianza è dovuta al fatto che per mezzo della musica riusciamo a mostrare il nostro carattere, la nostra identità.
Spesso infatti vengono associati i diversi generi musicali al nostro modo di essere.
Un ascoltatore di musica rock ha in genere un carattere impulsivo e ricerca in questi suoni una scarica di energia.
Al contrario, chi ascolta musica leggera è una persona romantica, chi assapora quella celtica è pacato o ha bisogno di rilassarsi, chi si gusta quella classica è di grande apertura mentale.
Diversamente da me, o probabilmente da quelli che ascoltano musica classica, c’è chi ha una mentalità più ristretta, o magari solo più selettiva, e non riesce ad adeguarsi ai cambiamenti, rimanendo perciò ancorato ad uno standard fisso al di fuori del quale non trova niente che possa soddisfarlo, e questo vale sia nella musica che nella vita.
Bisogna dire anche che le impronte musicali rappresentano in molti casi l’identità corrente di una persona, perché essa si evolve in base ai propri gusti, che possono cambiare nel tempo, anche in base alle mode del momento.
Mode che non dovrebbero imporre una tendenza da seguire, ma solo dare degli input su quello che poi la nostra mente può rielaborare attraverso il nostro stile personale, senza limitare così la libertà espressiva di ognuno, che deve invece decidere di essere quello che preferisce essere, anche modificando i propri gusti.
Al contrario, le impronte digitali identificano con certezza ogni individuo, senza possibilità di cambiamento.
Questo riconoscimento sicuro di una persona è utile quando, sfruttando la moderna tecnologia, usiamo le nostre impronte per sbloccare il nostro smartphone o in sostituzione di password per accedere ai pc.
L’utilizzo delle impronte digitali si sta diffondendo ormai anche nella sicurezza antintrusione e nella domotica.
In futuro arriveremo a svuotare i nostri portafogli da documenti ingombranti e tessere di ogni tipo e la nostra memoria da troppe password difficili da ricordare, e basterà un semplice tocco di dita per usufruire di qualsiasi servizio.
L’altra faccia della medaglia purtroppo sarà che risulteremo tutti schedati, criminali o meno, e che un minimo malfunzionamento di un lettore di impronte ci ostacolerà nello sfruttare le comodità di questo sistema, bloccando il nostro lavoro o impedendoci l’accesso a qualche servizio o non consentendoci magari di entrare in casa nostra.
Se da un lato è comunque una cosa positiva poter individuare con certezza una persona, per evidenti motivi di giustizia e ordine pubblico, rappresenta purtroppo anche una situazione di pregiudizio per alcune persone.
Basti pensare ad esempio a chi, dopo aver scontato una pena per un reato commesso in gioventù, esce dal carcere per rifarsi una vita desideroso di riscattarsi per gli errori del passato, ma da ex-detenuto viene etichettato come un “poco di buono”.
Fortunatamente, non tutti quelli che hanno vissuto un’esperienza in carcere ritornano a delinquere.
In questi casi è giusto dare loro la possibilità di dimostrare di essere cambiati, nonostante le impronte digitali conservate negli archivi della Polizia ricordino chi sono stati.
Tornando al legame tra le impronte fisiche e quelle musicali, ho voluto rappresentare questa relazione con la raffigurazione di una mano sulla quale le impronte vengono disegnate seguendo il ritmo e l’intensità del suono.
Infatti, ogni sezione della mano dipende dallo spettro delle frequenze e dal volume, che vengono misurati in un determinato istante.
Le impronte digitali dei polpastrelli, nello specifico, sono composte da una successione di spettri di frequenza, colorati in base al volume corrente della musica, che vengono disegnati in un rettangolo interposto tra due semicerchi, i quali seguono lo schema della fillotassi.