2019
Andrea Liboni

L’ascolto

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Per il mio progetto di estetica del codice ho scelto la frase shakespeariana che Polonio rivolge ad Amleto nell’omonima opera, cioè: “Cosa state leggendo mio signore?”,” Parole, parole, parole.”.
Io, però, non la interpreto in riferimento al leggere un testo, ma la riferisco alla capacità delle persone di prestare ascolto; spesso, infatti, hanno come un filtro nell’orecchio e, quindi, filtrano le cose che vogliono sentirsi dire separandole da quelle che sono state dette realmente e, cosi facendo, perdono il loro significato originario e si trasformano appunto solo in “Parole, parole, parole”.
Per fare un esempio, basti pensare a tutte quelle persone che continuano a dire che il cambiamento climatico non esiste e che è tutta una montatura, nonostante ci siano prove scientifiche, dati e fatti che sostengono il contrario.
Il problema è che con queste persone non si può avere un dialogo perché, qualunque cosa gli venga detta, loro rimarranno sempre della loro idea, senza muoversi di un millimetro, e questo proprio perché non sanno ascoltare, a volte per convinzioni troppo radicate o anche per convenienza.
Ci sono poi coloro che danno al filtro come un colore, il quale può essere dovuto anche al proprio pensiero politico e che, pur di rimanere della propria idea, sono pronti a negare anche l’evidenza; ciò accade spesso per la paura che le proprie idee siano deboli e, pur di proteggerle, si tende a mutare la realtà per adattarla alla propria ideologia.
Il filtro, però, può essere ancora più radicato, tanto da bloccare persino le idee; infatti, può accadere che un’idea venga scartata a priori solo perché non si adatta con le nostre ideologie, anche se avrebbe portato del bene a molte persone.
Un metodo per sbloccare il filtro è abituarsi al dialogo con rispetto cioè, invece di trattare gli altri da inferiori e giudicandoli indegni di avere un dialogo, bisogna imparare a trattare l’interlocutore come uno alla pari e con rispetto, ascoltando veramente ciò che ha da dire, usando il proprio spirito critico e non quello di altri solo perché si è influenzati, e, soprattutto, mettendo sempre in discussione le proprie idee confrontandole con quelle degli altri.
Saper cambiare idea, infatti, non renderà una persona meno determinata, ma in grado di non rimanere sempre sullo stesso binario e ad essere più aperta a nuove possibilità.
Bisogna saper anche ascoltare sé stessi: infatti, spesso l’Io interiore ci grida delle cose, ma noi tendiamo a reprimerle in angolo della mente, insieme ai sentimenti, ricordi e sensazioni che esse possono portare. Ma, prima o poi, il vaso trabocca ed esce tutto il male che si era cercato di nascondere e in questo modo farà ancora più male di quanto ne avrebbe fatto se si fosse affrontato tutto subito. Se si ascoltano queste voci e si affrontano i nostri problemi, si starà molto meglio sia con sé stessi che con gli altri, perché la mente è più serena e, più si è sereni, più si trasmette serenità agli altri.

Descrizione delle scelte grafiche.

Nella mia opera le linee che convergono verso l’orecchio rappresentano i pensieri, le idee e i discorsi che le altre persone stanno spiegando al soggetto, e infatti tutte queste linee hanno un colore e un’ampiezza diverse tra loro; ma, quando raggiungono l’orecchio, non passano direttamente alla mente, prima passano attraverso un filtro e, una volta filtrate, assumono tutte lo stesso colore e forma, uniformando così tutte le idee e cambiando il loro significato originario. In questo modo tutte le frasi e parole assumono lo stesso significato, vanificando ogni tentativo di dialogo e rendendole così tutte solo “Parole, parole, parole”.
A lato dell’opera, da dove provengono le linee, ho voluto aggiungere le tre parole che compongono la parte cruciale della mia frase (“Parole, parole, parole”).
Vorrei anche precisare che i colori presenti nell’opera non rappresentano nessuna ideologia politica ma sono stati scelti per la loro suggestione e le impressioni che generano nello spettatore.