2019
Diego Cecato

Il tempo di un’idea

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Non ho tempo, non abbiamo tempo, rimandiamo a domani. Mi sento opprimere. Quante volte abbiamo pensato al tempo in questo modo.
E quante volte ci è capitato di odiarlo, il tempo, perché troppo o nella maggior parte delle volte, troppo poco.
Eppure non è possibile odiare una cosa, tra l’altro immateriale, perché il tempo è solo un’idea, non lo puoi rompere, non puoi lanciarlo per terra, non puoi prenderlo a bastonate.
Al tempo puoi solo gridarci contro, e quasi sempre gridi a qualcosa che rappresenta solo te stesso, o al massimo qualcun altro.
È un po’ il capro espiatorio delle dimensioni fisiche. Nessuno si sognerebbe di inveire contro i metri o i grammi, sarebbe da pazzi. Eppure i secondi proprio li odiamo. Ed è anche una cosa normale.
Sempre colpa sua e senza diritto di replica.
Il maledetto è anche mutevole, ci prende in giro, cambia di istante in istante senza lasciarci spazio, tempo per riflettere, respirare. E ci lascia lì oppressi, con tutto da fare, che si accumula e non ci da scampo e manca il tempo di riflettere di agire di respirare. Pausa.
Forse in questo ragionamento qualcosa è sbagliato.
Forse questa è solo una provocazione.
Forse non è solo colpa sua.
Forse la colpa è nostra.
Se il tempo non lo sentiamo nostro, sicuramente qualche colpa l’abbiamo anche noi.
Lui fa solo il suo dovere. Prosegue, come un soldato marcia imperterrito senza fermarsi mai. Si piega nelle sue spirali, archivia il passato e disegna il futuro.
È per questo che esiste, non è stato progettato per nessun altro scopo.
Se non impariamo a gestirlo le spirali ci sembrano tentacoli pronti a stringerci per lasciarci senza fiato.
Fatichiamo a capire il perché. Non è semplice capire come mai una cosa immateriale sia capace di portare tanta ansia ed agitazione.
Esiste però un momento preciso in cui il tempo è diventato un nostro nemico, e questo è quando lo abbiamo lasciato nelle mani degli altri, quando abbiamo smesso di trattarlo come un nostro tesoro personale trasformandolo in una merce di scambio.
Abbiamo quindi affidato il bene più prezioso a oggetti o strumenti, che promettevano di rendere la nostra vita più felice.
Quasi tutti questi oggetti sono dotati di schermi, attivi o passivi.
Social network, TV ed internet infatti si divertono a scambiare tempo per ideali, riflessi distorti di una vita non nostra.
E noi da bravi pesci che navigano nell’etere cadiamo nella trappola luminosa e abbocchiamo alle belle immagini, alla bella vita, a idee non nostre.
Sprechiamo così tempo, ore, a guardare ciò che ci piacerebbe essere e quello che ci piacerebbe avere.
Non investiamo un minuto nel provare a capire come vorremmo realmente diventare e accettiamo per buone tutte le cose che ci vengono passate.
Non sprechiamo un secondo per provare a capire come si potrebbe ottenere la vita che tanto sogniamo.
È più facile osservare dalla serratura, in silenzio, senza fare troppe domande, mentre il tempo scorre.
Eppure basterebbe poco, solo un piccolo sforzo per cambiare questa percezione e ribaltare completamente la situazione.
Un pizzico di calma, silenzio e magari qualche istante da passare a tu per tu con il tempo.
È in quel momento che da nemico diventa un alleato.
Si dilata lasciando dello spazio, per noi, per i nostri sogni, per le nostre idee.
In quel momento diventa di nuovo possibile creare, senza farsi influenzare dai fattori esterni, nella piena libertà e consapevolezza di noi stessi.
Perché il tempo è libero: non puoi decidere la sua velocità. Puoi solo cercare una sintonia.
Come quando balli, se non sei affiatato con il tuo partner rischi solo di fare un casino calpestando le scarpe e andando fuori tempo con la musica. Viceversa, se lasci che la musica guidi le tue gambe allora tutto viene facile e non ti devi preoccupare di nulla.
Il tempo è anche democratico.
Non gli interessa chi sei, da dove vieni, cosa fai o quanto sei impegnato. Se vorrai potrà essere il tuo migliore alleato o il tuo peggior nemico nelle tue missioni quotidiane, nella realizzazione delle tue idee, ma questo dipende solo da te.
Lui scorrerà comunque, senza fermarsi, senza accelerare, uguale per tutti.
Ed è quello il bello. È quello che lo rende un tesoro, unico e prezioso per ognuno di noi.