2020
Diego Cecato

Frammenti

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“Devi essere tutto d’un pezzo, stento a riconoscerti, ci sono sfumature di te che fatico a capire.”, forse queste parole le abbiamo sentite troppe volte.
Non tutto è semplice. Non tutto è sempre lineare. A volte per capire bene le cose bisogna prendere le distanze, allontanarsi, guardando tutto da lontano.

Perchè da lontano i dettagli si perdono e tutto sembra normale, ordinario, senza sfumature.
Una bellissima linea continua, che quasi ci invita ad essere percorsa, sinuosa, lineare, “facile”.
Ma noi non siamo sempre facili.

Non tutto è bello come sembra quando si osservano le cose da vicino.
Le sfumature di cui siamo composti vanno a creare una enorme differenza in quello che siamo e quello che viviamo. Creano delle particolarità.
Ma bisogna stare molto attenti, perchè tra particolarità e bellezza c’è una bella differenza.

La particolarità è un dettaglio, ma non è detto che un dettaglio inserito in un sistema più ampio e complesso contribuisca a renderlo bello e perfetto.
Un dettaglio può contribuire a trasformare un sorriso in una smorfia di dolore, un atteggiamento di apertura in una corazza, uno sguardo sognante in uno sguardo perso.

Ma noi siamo fatti così, siamo composti di dettagli, frammenti che fanno l’insieme.
Frammenti che ci rendono diversi l’uno dall’altro, frammenti che cambiano con noi, frammenti che cambiano di significato se osservati da un differente punto di vista.

Amo pensare che quando mettiamo piede per la prima volta su questo folle mondo tutti nasciamo perfetti, belli, lineari, lisci come un raffinato vaso cinese.
Lineamenti delicati, da proteggere, all’esterno come all’interno.
Poi inevitabilmente accade qualcosa, un errore, una distrazione e quel vaso perfetto che eravamo cade a terra.
E quando cade a terra, un vaso fa rumore, urla, e non lo fa mai verso se stesso, da sempre la colpa all’esterno.

Urla verso una “prigione a tubo catodico” che lo ha influenzato nel modo sbagliato e lo ha portato su una strada che non voleva percorrere. Urla contro il tempo, che gli si stringe attorno con i suoi tentacoli e non gli lascia lo spazio per realizzare i propri sogni o fare quello che vorrebbe con le persone che ama.
Poi dopo aver urlato tutta la sua rabbia e frustrazione verso gli altri, inevitabilmente, si rompe.
E ricomporlo non è mai un’operazione veloce facile ed indolore, serve sempre molto tempo ed è inevitabile che nonostante la pazienza e la cura nell’operazione si facciano dei piccoli danni irreparabili.
Un pezzo incollato leggermente storto, un piccolo sormonto, una crepa che rimane visibile e il vaso non avrà mai più le stesse fattezze di prima.
Peggiora, almeno in apparenza.
Peggiora perchè non può contenere tutto quello che poteva contenere in origine.
Peggiora perchè non è più plasmabile, diventa rigido.
Peggiora perchè la perdita della sua bellezza lo deprezza, gli toglie valore.
Senza saperlo peggiora anche l’ambiente alle sue spalle, che in apparenza è sempre lo stesso, ma ad osservarlo bene in realtà risulta rovinato, incompleto,

È in quel momento, dopo aver gridato contro tutto e tutti, che il vaso ritorna a riflettere su se stesso.

Ci vuole tempo, ci vuole pazienza e forse anche un pizzico di fortuna per osservarsi e vedere che non tutto è perduto, che “non è stato perso tutto il valore” e che si ha ancora molto da dare.
E in quel momento prima di tornare pienamente vivi si urla di nuovo, magari con una lacrima e magari con un sorriso. Con un’espressione mista che può essere osservata solo da lontano.
Si urla con e contro se stessi, ci si critica e ci si sprona a fare di meglio. Si fanno promesse, a se stessi ed al destino. Promesse che non si sa per quanto tempo verranno mantenute.
Promesse che ci spingono ad essere migliori.
E dopo questo grande urlo di rinascita si ritorna alla vita, in sella, padroni del proprio destino destino, convinti che ora il mondo sarà migliore e senza dubbio più clemente con noi.

Poi un giorno, inaspettata, arriva inevitabilmente una seconda caduta, che fa forse più male della prima, riapre vecchie fratture e ne crea di nuove.

Lo sconforto è grande, le promesse fatte in passato non hanno funzionato, qualcosa di nuovo è accaduto, non è stato possibile controllare tutto.
E questa nuova cura, sarà ancora più lunga, più complessa e sicuramente peggiorerà ancora il quadro generale creando ancora più frammenti rispetto alla precedente.

Servirà sempre più tempo per tornare a gridare con e contro se stessi, ma ad un certo punto sicuramente l’urlo ci sarà, più forte, più convinto e anche più cattivo di prima. Quando questo accade si è nuovamente pronti per ricominciare da capo la propria vita. Di nuovo, ma con timori maggiori.

Ora per apparire belli bisogna essere osservati da una distanza maggiore, bisogna sforzarsi di nascondere i difetti, i frammenti di cui siamo composti.

E si ricomincia in un ciclo infinito, fatto di infinite cadute e rinascite, fino a quando non ci si rende conto, grazie a se stessi o grazie a qualcuno che ha il coraggio di avvicinarsi e guardare le cose da vicino di quello che potrebbe essere definito un piccolo miracolo.

Quello che oramai ci eravamo convinti fosse un difetto, una cosa da nascondere o da mostrare solo da lontano è in realtà un pezzo fondamentale del nostro puzzle.
Senza quel pezzo l’intero quadro non avrebbe senso, mancherebbe una sfumatura, magari non perfetta, ma importante.

Dietro ad un singolo frammento può essere nascosto un sentimento, uno sguardo, un atteggiamento, magari non sempre bello e perfetto, ma sicuramente importante per noi.

Un singolo pezzo di noi può essere la cosa più importante che vogliamo esprimere, un piccolo frammento della nostra anima, messo a disposizione degli altri. Come un bellissimo e delicatissimo vaso cinese.