2018
Demetrio Aldegheri

Flusso esistenziale

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Quanta strada abbiamo fatto per esser quello che siamo?
Quanta strada ci manca ancora per terminare il nostro percorso in questa vita pervasa dai problemi?
Nei nostri ricordi è conservato il nostro passato, ciò che ci ha portato fin a dove siamo oggi e quei momenti, belli o brutti che siano stati, hanno sicuramente contribuito alla nostra crescita.
A volte capita di trovarsi di fronte a qualcosa di familiare, di incrociare per esempio un odore già incontrato, il quale scatena nella mente una sensazione di dejà vu.
Per un momento prova a materializzarti in uno di quei ricordi: sei tornato bambino o bambina, la tua mente è priva di negatività, al contrario è pervasa di curiosità.
Come vedi ciò che ti circonda?
Con la fine dell’infanzia, purtroppo termina pure l’assenza di preoccupazioni e si fanno sempre più sentire le incertezze.
Essa infatti è la fase in cui ogni bimbo cerca di comprendere la propria esistenza; nel suo mondo ogni nuova scoperta scatena in lui un’emozione e di conseguenza, intriso di sentimenti e privo della piena consapevolezza della realtà, riesce a vedere ogni cosa molto più colorata e vivace.
Prima della nascita, l’influenza di una persona sul flusso del tempo è assolutamente nulla, semplicemente perché essa non esiste.
Un neonato appena venuto al mondo ha sicuramente un grosso impatto, soprattutto per i genitori, ma il suo presenza non è voluta poiché il bimbo è inconsapevole.
La sua crescita però lo porterà poi a prendere le prime decisioni e pian piano la sua influenza nel mondo sarà determinata dal suo animo e dal suo carattere.
Questo è quello che conta maggiormente, quello da cui si giudica l’impatto di un individuo sull’intera esistenza: la sua influenza su di essa definita solo e solamente dal suo essere.
Col tempo e l’esperienza, infatti, i meccanismi che regolano la vita divengono man mano più chiari e si acquisisce una maggiore coscienza; tuttavia, più si raggiunge la maturità, più aumentano i problemi e viene offuscata la propria mente da un’infinità di pensieri: insomma, non si riescono più a vedere gli aspetti della realtà e a vivere le emozioni pienamente come prima.
Nello stadio adolescenziale per ogni dubbio si cerca una spiegazione razionale e il motivo è semplicemente che appunto non si è più bambini, si hanno sempre più responsabilità addosso e si è bloccati in una continua ricerca del proprio ruolo nel mondo.
I pochi sogni rimasti, ma soprattutto la speranza di riuscire di volta in volta ad attraversare le difficoltà, sono fondamentali per raggiungere le proprie aspirazioni, ma soprattutto sono l’unica immagine nel presente che può rendere un’idea del proprio futuro.
L’insicurezza che condiziona la giovinezza svanisce col passare del tempo: pian piano si cresce e ad un certo punto si riesce finalmente a capire ciò che si desidera veramente.
Di conseguenza, il costante lavoro sarà fondamentale a raggiungere quegli obiettivi, ma soprattutto ad arrivare ad uno stato in cui si è felici solo per quello che si ha e di quello che si è fatto.
In quel momento il fiore coltivato per tutta la vita sarà finalmente sbocciato: le persone più care, la propria famiglia e soprattutto i propri figli, come i petali di quel fiore, saranno ciò che garantisce la bellezza di quel momento splendido.
Arrivati a quel punto, non si potrà far altro che guardarsi indietro e capire che, se prima potevi avere il desiderio di tornare indietro nel tempo e rivivere certi momenti con il solo scopo di cambiarli, ora vorresti sempre tornarci, ma per gustarli a pieno, senza rimpiangere alcuna azione.
Purtroppo, una volta raggiunta questa fase si arriva al punto in cui si può solo che cadere, ed ecco ha inizio l’ultimo periodo, apparentemente il più brutto: la vecchiaia.
Con essa la propria autonomia lentamente raggiunge quella del bambino di un tempo, la mente ha sempre più difficoltà a tenere il passo della vita e pian piano si svolge il processo inverso a quello che ci ha portati al mondo: la lampadina si spegne.
Dopo la morte però qualcosa nel flusso dell’esistenza è cambiato: tutto ciò che si lascia rimane in esso, rimane il colore di quei petali a cui abbiamo dato vita e che conserveranno per sempre il nostro ricordo.

NOTE SUL OPERA
In quest’opera ho voluto rappresentare un’ideale della vita di una persona, e l’impatto che questa attraverso la sua coscienza ha avuto sull’intera esistenza.
La sinusoide raffigurata rappresenta il flusso del tempo: il suo colore, partendo da sinistra sosta sul nero fino a quando non ha inizio una sfumatura verso il bianco.
Quel punto rappresenta la nascita di un individuo e l’aumento dell’intensità del colore simboleggia l’accresciuta consapevolezza di essere al mondo, e far sì che la propria presenza in esso possa avere un ruolo importante.
Ad un certo punto si arriva ad un momento in cui ci si sente realmente felici come descritto nel testo e questo periodo viene racchiuso nello splendore di fiore.
I suoi petali, sono tutto quello che permette al soggetto di provare una tale gioia e la linea temporale dopo la sua morte non tornerà più scura come prima, ovvero priva della sua influenza, ma prenderà il colore dei petali che lui stesso ha contribuito a produrre e che condizioneranno per sempre l’intera esistenza.
Le chiazze sullo sfondo rappresentano tutte le cose che ci circondano e soprattutto il modo di vederle: seguendo la linea del tempo, direzionata dal basso a sinistra verso l’alto a destra, i puntini colorati man mano si scuriscono.
Ciò rappresenta il differente modo che i bambini hanno di vedere le cose (più colorate e vivaci) rispetto a quando saranno adulti (prive di emozioni, più buie).