2018
Mirco Saccomani

E poi veniteci a dire che è solo un gioco

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Molte persone, soprattutto ai giorni d’oggi, considerano il calcio uno sport “banale”, che, soprattutto a livello professionistico, basato solamente sul denaro; in effetti è proprio quello che è, ma secondo me no… è più di un semplice sport.
Tralasciando la parte economica il calcio è qualcosa che unisce le persone, lo sport più seguito al mondo, stando alle statistiche conta 3.
5 miliardi di fan.
Per noi italiani l’esempio migliore, e uno dei più felici, è stato quando allo stadio, nelle piazze davanti ai maxi schermo o a casa davanti alla tv, abbiamo esultato, e quanto lo abbiamo fatto, abbracciando qualsiasi persona vicino a noi dopo il rigore di Grosso nella finale del 2006 contro la Francia.
Ma siccome non è tutto rosa e fiori, un altro episodio, stavolta un po’ triste, lo abbiamo visto lo scorso 13 Novembre quando non abbiamo colto l’ultima occasione di qualificarci ai mondiali di Russia 2018, perché sì, è giusto così, il calcio ci insegna di rimanere uniti anche nelle sconfitte, per poi ritornare più forti di prima, vedi USA ’94.
Il calcio tira fuori il nostro carattere e la nostra personalità o addirittura, mentre giochiamo, sosteniamo o semplicemente guardiamo questo sport, viene fuori una parte che magari non conoscevamo di noi.
Viene fuori la nostra competitività e la voglia di vincere, in quanto nessuno vuole perdere, anche, e soprattutto, se si viene considerati inferiori al proprio avversario, come disse William “Bill” Shankly, calciatore e allenatore scozzese, “Alcuni credono che il calcio sia una questione di vita o di morte.
Sono molto deluso da questo atteggiamento.
Vi posso assicurare che è molto, molto più importante di quello.
” questo fa capire come molti prendano seriamente questo sport e lo paragonano quasi ad una guerra.
Ovviamente non c’è da pensare che faccia venire fuori solamente il nostro spirito da battaglia, ma anche la nostra umanità e solidarietà verso il prossimo, come quei giocatori che con un semplice gesto come un autografo, una foto insieme o la “consegna” della maglietta fanno sorridere moltissimi fan, in questo caso secondo me non c’è neanche il bisogno di fare esempi perché sono tantissimi e sono troppi quelli che magari hanno fatto emozionare di più, sicuramente tutti ne abbiamo in mente diversi.
Non c’è da dimenticare inoltre che in quanto sport il calcio fa risaltare anche la nostra sportività, ma non nel senso di corsa o forza fisica, ma di “fair play”, o “gioco corretto” in italiano, anche qua sono numerosissimi i casi di giocatori che, ad esempio, simulano, o semplicemente scivolano, sì, è strano ma ci sono anche quelli, e a cui viene concesso il fallo, e una volta resesi conto dell’errore commesso vanno a spiegarsi con il direttore di gara per “rimediare”, da regolamento la simulazione sarebbe da sanzionare con un cartellino giallo, ma in questi casi l’arbitro solitamente non lo estrae mai in quanto bisogna incentivare questa azione, in quanto siamo persone ed è naturale commettere errori ogni tanto, l’importante è rimediare a questi.
Ma soprattutto fa divertire.
Esattamente, se non facesse divertire perché saremmo così ossessionati da questo sport, forse perché, il calcio è un gioco e “Fino a quando il calcio sarà un gioco, come facciamo a diventare grandi?” Marco Simone (ex-calciatore), in effetti è vero, non si sa per quali ragioni sconosciute ma quando c’è il calcio ci divertiamo come bambini liberando la nostra mente da tutti i pensieri costringendoci ad agire sul momento, come un piccolo fanciullo.
E quando dico che fa sorridere tutti è letteralmente così, anche i meno fortunati, come la squadra degli Invincibili, un’ associazione calcistica formata da persone diversamente abili o con difficoltà motorie, o come quando ha fatto sorridere il piccolo Bradley Lowery, un semplice ragazzino di 6 anni tifosissimo del Sunderland AFC, squadra inglese, ma con una rarissima forma di tumore diffusa tra i bambini, il neuroblastoma, purtroppo ormai ha raggiunto gli angeli, ma è comunque riuscito farsi strappare un sorriso dal “Football” facendo la mascotte della sua squadra del cuore e varcando, per mano del suo migliore amico Jermain Defoe, la soglia di uno degli stadi più prestigiosi al mondo, il Wembley Stadium.
E poi veniteci a dire che è solo un gioco…

P.S. Ho voluto rappresentare due calciatori che pur appartenendo a squadre diverse e soprattutto rivali (vedi colore maglia) che osservano insieme stupiti/meravigliati la quantità di tifosi presenti sugli spalti che assistono al match.