2019
Francesco Martino

Città

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“Per tutte le violenze consumate su di lei, per tutte le umiliazioni che ha subito, per il suo corpo che avete sfruttato, per l’ignoranza in cui l’avete lasciata, per la libertà che le avete negato, per la bocca che le avete tappato, per le sue ali che avete tarpato, per tutto questo: in piedi, signori, davanti ad una Donna”
-William Shakespeare

La scelta di questa citazione è stata determinata dalle mie origini: infatti, non appena ho letto questa frase ho subito pensato a Napoli, la mia città natale.

La frase per me è come una denuncia sociale, verso tutti quelli che maltrattano, giudicano o “violentano” Napoli. Città con tantissima storia, arte e cuore, il cuore della gente.
Voglio denunciare le violenze che vengono commesse sul suo territorio, violenze che, purtroppo, non prenderanno mai nome e cognome di chi le compie, ma sarà sempre un “napoletano”. Che differenza c’è tra un napoletano e una qualsiasi altra persona?

Voglio denunciare lo sfruttamento del territorio, “[..] Per il corpo che avete sfruttato [..]”, per le trattative dei rifiuti, rifiuti che venivano scaricati da noi da tutta l’Italia, la stessa Italia che ci deride per “la sporcizia”, facendola diventare quasi un sinonimo di Napoli e dei suoi abitanti.

La mia città è composta da un popolo ignorante, secondo vari luoghi comuni, forse perché conduciamo vite semplici.
Una vita col sorriso perché, nonostante tutto, a Napoli si ride, si ride sempre, e a strapparti questi sorrisi sono i tuoi familiari, non solo di sangue ma di terra: il pescivendolo che urla le sue offerte e saluta i suoi clienti fidati, il fruttivendolo che ti porta la spesa fin su in casa, con la sua Ape car della Piaggio stracolma di colori.
Che belli i colori! Non solo il classico “o’ ciel, o’ mar” ma quanto è colorata casa mia, dove magari non tutto è accordato, le tende con i tappeti, i quadri col divano ma ogni pezzo è come un pezzo della nostra vita, della nostra storia personale; e poi la gente con i vestiti più strampalati, ben lontani dalle mise all’ultima moda. Per non parlare delle macchine con portiere di colori diversi dal resto della carrozzeria, ritrovati in qualche vecchio sfasciacarrozze, per tamponare i danni del traffico convulso e la guida locale, anche quella tanto pericolosa quanto creativa.
E gli odori? Profumo di frittura, di dolci, di pesce, di pomodori seccati al sole. Anche puzzo maleodorante nei vicoli, o il tanfo degli scarichi delle automobili, perché no? Profumo di vita.
Vita che non si ferma mai, sempre in movimento a qualsiasi ora del giorno e della notte.
Questa è Napoli: siamo antichi, secondo alcuni, io preferisco definirmi semplice.

“Ci tappano la bocca e ci tarpano le ali”, perché si parte coi pregiudizi, perché non abbiamo futuro, così dicono.
Non sapete che soddisfazione quando vedo un napoletano vincere medaglie, o qualsiasi altro tipo di premio o di riconoscimento, in primis perché sono italiano, ma soprattutto perché è una dimostrazione che ci siamo anche noi, che siamo vivi, che possiamo cambiare le cose. Abbiamo millenni di storia dietro le spalle; dalle nostre terre belle e maledette, conquistate e sfruttate, ma anche amate dai poeti, pittori e artisti di mezzo mondo non può non nascere, prima o poi, un futuro riscatto.
Nelle poche righe di Shakespeare, come dicevo, ho rivisto la mia storia, la storia di un ragazzo emigrato dalla sua terra, fin da piccolo, e, nonostante ciò, questo ragazzo non l’ha mai dimenticato la “sua” terra e il suo popolo. So che qualcuno penserà: “Adesso comincia con la solita storia del vedi Napoli e poi muori, ma poi sono tutti qui a cercare l’ordine, la pulizia, un lavoro”.
Sì, voglio proprio dire a queste persone che ogni volta che penso a Napoli ho un nodo alla gola, e ogni volta che metto piede a Napoli dentro di me cambia qualcosa. Napoli è libertà, Napoli è vita, posto in cui puoi essere te stesso, dove non esiste il giudizio, puoi essere pazzo o strano quanto vuoi, sarai solo uno dei tanti.

Voglio aggiungere, a tutti quelli che ancora non credono alle mie parole, di parlare con un napoletano di Napoli, e osservare i suoi occhi, la sua voce. Napoli segna chiunque. E chiunque non dovrebbe fermarsi ai pregiudizi, alle apparenze ma capire che, se per certi aspetti possiamo sembrare arretrati non è solo colpa nostra, ma nonostante ciò ne facciamo un punto di forza perché ci arrangiamo.
Ecco la parola che può descrivere Napoli: arrangiarsi e restare sempre aggrappati alla vita.

Quindi “In piedi, signori, davanti ad una Città”.

Riguardo la mia immagine ho deciso di raffigurare un simbolo, che fa riconoscere Napoli in tutto il mondo: il suo splendido golfo.

Nella mia immagine ho deciso di inserire quello che provo quando penso ala mia città: il calore, rappresentato dai raggi del Sole, calore non solo riguardante la temperatura ma anche le persone, l’amore che riescono a dare a chiunque. Quando penso a Napoli penso al mare, a quell’azzurra distesa di acqua che ci rende tanto orgogliosi, a quella finita/infinita distesa nel quale ognuno lascia andare i propri problemi. Napoli è anche musica e, quando penso alla musica napoletana, c’è un nome che subito salta fuori, ed è quello di Pino Daniele. Pino, per tutti noi napoletani, è un idolo: nella canzone che ho scelto,” Napule è”, non a caso descrive la città con tutte le sue contraddizioni, mille colori, mille paure, con le voci dei bambini oppure come una carta sporca, e tanti altri modi, ci sono mille cose da dire di Napoli, e lui riesce a racchiuderle tutte in una canzone. Canzone, dolceamara, triste eppure piena d’amore e di speranze che invito tutti ad ascoltare per intero, prestando una particolare attenzione alle parole.
Ed infine, il filo conduttore di questo disegno è la semplicità: avrei, infatti, potuto prendere un’immagine da internet, ma non l’ho fatto perché preferivo rappresentare la semplicità di Napoli. Le linee del mare sono volutamente staccate dal Golfo, come in un disegno stilizzato, buttato lì al volo, le linee non sono precise, e a tratti non si congiungono nemmeno agli altri bordi.
È semplicità, linee grosse e scure su uno sfondo chiaro, come semplici persone su un altrettanto semplice territorio.